Turnover del personale: cos’è, come si calcola e perché incide sulla tua azienda

turnover del personale: cos’è, come si calcola e perché incide sulla tua azienda

Turnover del personale significa il ricambio dei dipendenti all’interno di un’azienda in un determinato periodo di tempo. In parole semplici: misura quante persone escono e quante entrano nella tua impresa, indicando la capacità di trattenere o perdere risorse umane.

Il turnover del personale si calcola rapportando il numero di lavoratori che lasciano l’azienda (volontariamente o per decisione aziendale) al numero medio di dipendenti presenti nello stesso periodo, di solito su base annuale. Un turnover elevato può segnalare problemi di clima aziendale, scarsa soddisfazione, stipendi poco competitivi o errori nella selezione. Un turnover troppo basso, invece, può indicare poca dinamicità o difficoltà ad attrarre nuovi talenti.

Cos’è il turnover del personale: definizione chiara

Il turnover del personale, chiamato anche ricambio del personale, è l’indice che misura il flusso di uscite e ingressi di lavoratori in un’azienda. Si distingue tra turnover totale, turnover volontario (dimissioni spontanee) e turnover involontario (licenziamenti, pensionamenti, decessi). Il dato viene espresso in percentuale e rappresenta un indicatore chiave per la gestione delle risorse umane.

A cosa serve il turnover del personale

Monitorare il turnover serve a capire se la tua azienda riesce a trattenere i talenti, a individuare eventuali criticità nei processi di selezione e inserimento, a valutare il clima interno e a programmare strategie di retention. Un’analisi attenta permette di prevenire costi nascosti legati a formazione, inserimento e perdita di know-how.

Come si calcola il turnover del personale

La formula più usata è:

Turnover (%) = (Numero di uscite nel periodo / Numero medio di dipendenti) x 100

Ad esempio, se in un anno su 20 dipendenti ne sono usciti 4, il turnover sarà (4/20) x 100 = 20%. Esistono varianti che includono anche le nuove assunzioni, per valutare il ricambio complessivo.

Esempi pratici di turnover

  • Turnover fisiologico: in aziende in crescita, un certo ricambio è normale e salutare.
  • Turnover patologico: un tasso molto alto può mettere a rischio la produttività e la reputazione aziendale.
  • Turnover zero: può indicare immobilismo, poca attrattività o scarsa innovazione.

Turnover e altri termini simili: differenze

Il turnover non va confuso con l’assenteismo (assenze temporanee dal lavoro) o con la mobilità (spostamenti interni o esterni di personale). Il turnover riguarda solo l’uscita definitiva e l’ingresso di nuovi lavoratori.

FAQ sul turnover del personale

  • Qual è un buon tasso di turnover? Dipende dal settore: in media, un tasso tra il 10% e il 15% è considerato fisiologico.
  • Come si può ridurre il turnover? Migliorando il clima aziendale, offrendo formazione, benefit e percorsi di crescita chiari.
  • Quali sono i costi del turnover? Reclutamento, formazione, perdita di produttività, perdita di know-how e possibile danno d’immagine.
  • Il turnover può essere positivo? Sì, se porta nuove competenze e stimola il cambiamento.

Storia e novità recenti

Il tema del turnover è diventato centrale negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, che ha cambiato le aspettative dei lavoratori e aumentato il fenomeno delle “grandi dimissioni”. Oggi le aziende più attente monitorano costantemente questo dato, adottando strategie di retention e valorizzazione delle persone. L’INPS e l’ISTAT pubblicano periodicamente dati e analisi su questo fenomeno (fonte ISTAT).

Conclusioni

Il turnover del personale è uno specchio fedele della salute organizzativa. Sottovalutarlo significa rischiare di perdere tempo, denaro e competitività. Un imprenditore che vuole difendere la propria azienda deve monitorare e gestire questo indicatore con attenzione, per costruire una squadra solida e vincente.