
Il contratto di distacco è uno strumento che permette a un datore di lavoro di inviare temporaneamente un proprio dipendente a svolgere attività presso un’altra azienda o un altro soggetto, mantenendo il rapporto di lavoro e tutti gli obblighi con il datore originario. In pratica, il lavoratore viene “prestato” per un periodo limitato, ma resta alle dipendenze dell’azienda che lo ha assunto.
Il distacco è previsto dall’articolo 30 del D.Lgs. 276/2003 (Legge Biagi) e si applica solo quando l’interesse del datore di lavoro a distaccare il dipendente è reale e documentabile. Il contratto di distacco serve per rispondere a esigenze temporanee di altra azienda (distaccataria), senza interrompere il rapporto di lavoro principale. Il lavoratore, durante il distacco, opera sotto la direzione e il controllo dell’azienda ospitante, ma mantiene il legame contrattuale, retributivo e previdenziale con il datore di lavoro originario (distaccante).
Come funziona il contratto di distacco
Il distacco può essere disposto solo se:
- il datore di lavoro ha un interesse concreto e temporaneo al distacco;
- il lavoratore resta alle dipendenze del datore originario;
- il distacco è limitato nel tempo e motivato da esigenze specifiche.
Il distacco può avvenire tra aziende private, pubbliche o tra soggetti diversi (anche all’interno di gruppi societari). Può essere a tempo determinato o indeterminato, purché l’interesse sia sempre attuale. Il lavoratore deve essere informato e, se il distacco comporta un cambiamento di sede, è necessario il suo consenso.
Cosa deve contenere il contratto di distacco
Il contratto di distacco deve essere redatto in forma scritta e contenere:
- i dati delle parti coinvolte (datore distaccante, azienda distaccataria, lavoratore);
- la motivazione del distacco e l’interesse del datore;
- la durata del distacco;
- la sede di lavoro;
- le mansioni affidate;
- il trattamento economico e normativo (che non può essere peggiorativo rispetto al contratto originale);
- eventuali rimborsi spese o indennità aggiuntive.
Esempio pratico di distacco
Un’azienda di informatica riceve una commessa importante da un cliente e, per gestire il progetto, distacca un proprio programmatore presso la sede del cliente per sei mesi. Il lavoratore continua a ricevere lo stipendio dall’azienda di origine, ma segue le direttive operative del cliente.
Distacco e somministrazione: le differenze
Attenzione a non confondere il distacco con la somministrazione di lavoro. Nel distacco, il datore di lavoro resta parte attiva e mantiene il rapporto con il dipendente, mentre nella somministrazione interviene un’agenzia autorizzata che assume il lavoratore e lo invia in missione presso l’utilizzatore. Il distacco è lecito solo se l’interesse del datore è reale; la somministrazione, invece, è regolata da norme e limiti specifici (vedi INPS).
Obblighi e rischi per le aziende
Il datore di lavoro distaccante resta responsabile per tutti gli obblighi contributivi, assicurativi e retributivi. La mancata osservanza delle regole può portare a sanzioni e alla riqualificazione del rapporto come somministrazione illecita. È fondamentale documentare l’interesse aziendale e la temporaneità del distacco.
FAQ – Domande frequenti sul contratto di distacco
- Serve il consenso del lavoratore? Solo se il distacco comporta un cambiamento di sede.
- Quanto può durare il distacco? Non esiste un limite massimo, ma deve essere temporaneo e giustificato.
- Chi paga lo stipendio? Sempre il datore di lavoro originario.
- Il lavoratore può rifiutare? Sì, se il distacco comporta gravi disagi o trasferimenti non previsti.
- Il distacco può essere all’estero? Sì, ma con regole aggiuntive (notifiche, autorizzazioni, ecc.).
Storia e novità normative
Il distacco nasce per esigenze produttive e organizzative, regolamentato per la prima volta con la Legge Biagi (2003). Negli ultimi anni, la giurisprudenza ha chiarito che l’interesse aziendale deve essere concreto e non fittizio. Recenti sentenze hanno rafforzato i controlli contro gli abusi, soprattutto nei gruppi societari e nei distacchi transnazionali. Le aziende devono documentare ogni passaggio per evitare contestazioni.